Percorso Vuelta a España 2018, le tappe chiave

Come ormai consuetudine, la Vuelta a España 2018 si presenta come la corsa a tappe da tre settimane con più arrivi in salita. Il terzo GT della stagione quest’anno non ha sconfessato la sua fisionomia abituale, con molte salite secche a decidere la classifica e poche giornate dedicate ai velocisti puri. Nonostante la presenza di meno GPM rispetto al Tour de France 2018 (51 contro 53), la competizione spagnola si preannuncia come più emozionante e adatta alle battaglie tra gli uomini di classifica. Per questo è difficile scegliere soltanto cinque tappe chiave, come ha insegnato l’impresa di Alberto Contador a Fuente Dè nel 2012. La scelta della redazione sulle tappe più impegnative non si basa solo su quanto è impegnativa la frazione, ma su come inserisce nell’economia delle tre settimane di corsa designate da Unipublic. Considerando che alla partenza ci sono tantissimi corridori di livello internazionale, tra i grandi delusi del Tour de France e chi vuole arrivare in grande condizione ai Mondiali di Innsbruck, è lecito attendersi grande spettacolo in ognuna delle frazioni destinate a segnare il destino della classifica finale.

Tappe chiave Vuelta a España 2018

Tappa 9,  Domenica 2 settembre:  Talavera de la Reina  – La Covatilla (200,8 km)

Non è il primo arrivo in salita, ma di certo è il più difficile del primo terzo di gara. Inoltre giunge dopo nove giorni senza aver mai tirato il fiato e alla vigilia del primo giorno di riposo. Se le salite di Puerto del Pico, Alto de Gedos e Puerto de Peña Negra sono troppo distanti dal traguardo e non suggeriscono di scoprire le carte, l’ultima è tanto “secca” quanto pericolosa. La scalata all’Alto de La Covatilla impone di superare un dislivello di 700 metri in 9,8 chilometri, con una pendenza media del 7,1% e una massima del 12% che si troverà 2000 metri dopo il suo imbocco. I corridori potranno respirare soltanto nell’ultimo chilometro di ascesa, quando la strada spianerà ma i giochi potrebbero già essere fatti. Qui nel 2011 si impose Daniel Martin su Bauke Mollema, in uno sprint ristretto che creò distacchi minimi e vide il vincitore finale Juan José Cobo Acebo precedere il tandem del Team Sky composto da Bradley Wiggins e Chris Froome. Vincenzo Nibali fu invece sesto e pagò un dazio di 11 secondi al vincitore.

Tappa 15,  Domenica 9 settembre: Ribera de Arriba –  Lagos de Covadonga (178,2 km)

Il secondo giorno di riposo è preceduto da un altro arrivo tradizionale nelle Asturie. L’antipasto alla portata principale dei Laghi di Covadonga è rappresentata dai passaggi sul Mirador del Fito, asperità di 6,3 chilometri con pendenza media del 7,7%. Dopo il secondo transito si scende verso valle, con l’ultima ascesa lunga 11,7 chilometri e che presenta una pendenza media del 7,2% e una punta al 20% a 3000 metri dalla vetta. È quello il tratto in cui si può fare la differenza. Qui nel 2016 Nairo Quintana ha inflitto 25” a Chris Froome, 28” ad Alejandro Valverde e 1’05” ad Alberto Contador. Due anni prima lo stesso Valverde e Alejandro Rodriguez rosicchiarono 12” a Froome e Fabio Aru, mentre nel 2012 Froome pagò 35” di ritardo al trio spagnolo composto da Valverde, Rodriguez e Contador.

Tappa 16, Martedì 11 settembre: Santillana del Mar – Torrelavega (32,7 km – crono)

La terza settimana si apre con la seconda e ultima cronometro di questa edizione della corsa, che porterà i superstiti in Cantabria, nella città che ha dato i natali al tre volte iridato Oscar Freire. Il tracciato è decisamente semplice e tale dovrebbe essere anche la sua interpretazione, con gli specialisti dell’esercizio che possono approfittarne per guadagnare preziosi secondi. Sull’economia della prova peserà soprattutto la capacità di aver assimilato il giorno di riposo e le fatiche che lo hanno preceduto. In tal senso è un esempio lampante la prestazione offerta dall’allora maglia rosa Simon Yates nella prova contro il tempo da Trento a Rovereto del Giro d’Italia 2018, con il britannico che si rese protagonista di uno sforzo pagato a caro prezzo nelle giornate successive.

Tappa 19, Venerdì 14 settembre: Lleida – Andorra. Naturlandia (154,4 km)

Il gran finale di questa edizione della corsa si dipana nel Principato di Andorra, dove sono concentrate le cime più impegnative. Il Coll de la Rabassa arriva in coda a una frazione che si snoda su un tracciato frastagliato ma privo di vere e proprie difficoltà altimetriche. È pertanto prevedibile un approccio violento alla salita, che misura complessivamente 17 chilometri, ha un dislivello di 1125 metri, una pendenza media del 6,6% e una massima del 13,75% che si incontra non appena imboccata. Se qualcuno deciderà di affrontarla “a blocco” sin dalle prime rampe, chi non sarà in gran giornata rischia concretamente di andare alla deriva. Il segmento più pericoloso è quello che si incontra fino al sesto chilometro, a seguire le pendenze si fanno più dolci.

Tappa 20, Sabato 15 settembre: Escaldes-Engordany – Coll de la Gallina (97,8 km)

Un toboga di appena 97 chilometri per risolvere la questione. Prima di arrivare alla resa dei conti sul Coll de la Gallina ci sono da affrontare cinque GPM, tre dei quali di 1ª categoria. Si tratta del Coll de Beixalis (7,1 km all’8%), che andrà percorso due volte e sarà intervallato dal Coll de Ordino (9,8 km al 7,1%). Dal secondo scollinamento alle prime rampe dell’ultima salita ci saranno da percorrere circa 15 chilometri, nel corso dei quali si lascerà alle spalle per la seconda volta il Coll de la Cornella. L’ultima asperità è breve e secca, una rampa di garage di 3,5 chilometri con pendenza media dell’8,7% e massima dell’11%. A questo punto i giochi per il successo finale potrebbero già essere chiusi. In caso contrario si assisterà a uno scontro totale e destinato a essere consegnato alla storia.

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